È stata studiata l’insorgenza di endoftalmite dopo iniezioni intravitreali ( IVI ) in due contesti diversi: in ambulatorio e in sala operatoria.
Una revisione retrospettiva ha esaminato tutti i pazienti che hanno subito iniezioni intravitreali da due medici nel periodo 2009-2011.
Il Gruppo A ha ricevuto le iniezioni intravitreali in ambiente ambulatoriale, mentre il Gruppo B le ha ricevute in sala operatoria.
In totale, 11.710 iniezioni intravitreali sono state eseguite durante il periodo di studio.
Gruppo A: sono state effettuate in totale 8.647 iniezioni intravitreali, tra cui 2.041 con Ranibizumab ( Lucentis ), 6.169 con Bevacizumab ( Avastin ) e 437 con Triamcinolone acetonide ( Kenacort ).
La diagnosi includeva: degenerazione maculare senile neovascolare ( 5.376 ), edema maculare diabetico ( 1.587 ), occlusione venosa retinica ( 1.068 ) e diagnosi varie ( 616 ).
Gruppo B: sono state effettuate in totale 3.063 iniezioni intravitreali, tra cui 683 con Ranibizumab, 2.364 con Bevacizumab e 16 con Triamcinolone acetonide.
La diagnosi includeva: degenerazione maculare senile neovascolare ( 1.836 ), edema maculare diabetico ( 771 ), occlusione venosa retinica ( 189 ) e diagnosi varie ( 267 ).
In totale si sono verificati 5 casi ( 0.043% ) di sospetto clinico di endoftalmite su 11.710 iniezioni.
Nel Gruppo A si sono verificati 3 casi ( 0.035% ) e nel Gruppo B si sono verificati 2 casi ( 0.065% ).
In conclusione, il tasso di sospetto clinico di endoftalmite dopo iniezioni intravitreali è basso se la procedura viene eseguita in ambulatorio o in sala operatoria.
I risultati hanno implicazioni in termini di comodità del paziente, efficienza e costo di gestione di tali trattamenti. ( Xagena2014 )
Tabandeh H et al, Retina 2014; 34: 18-23
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