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Ranibizumab intravitreale per distacco del epitelio pigmentato con neovascolarizzazione coroideale subfoveale occulta


Sono stati valutati gli effetti di iniezioni intravitreali di Ranibizumab ( Lucentis ) in pazienti affetti da distacco del epitelio pigmentato associato a neovascolarizzazione coroideale subfoveale occulta.

Sono stati considerati 40 occhi di 40 pazienti reclutati ai fini di uno studio di 24 mesi.
Tutti i pazienti sono stati sottoposti ad un esame oftalmologico completo, tra cui quello per la migliore acuità visiva corretta sui grafici ETDRS ( Early Treatment Diabetic Retinopathy Study ).

Dopo una fase di carico mensile per 3 mesi, sono state somministrate ulteriori iniezioni intravitreali di Ranibizumab sulla base della rilevazione di qualsiasi tipo di fluido alla tomografia di coerenza ottica.

Le misure di esito primario erano: variazioni nella migliore acuità visiva media corretta a 12 e 24 mesi e la percentuale di occhi che hanno perso meno di 15 lettere ( corrispondenti a 3 linee ETDRS ) rispetto alla acuità visiva basale.
Gli esiti secondari erano rappresentati da: cambiamenti dello spessore maculare centrale alla tomografia a coerenza ottica, e variazione della area media di tutta la lesione.

La migliore acuità visiva media corretta è diminuita da 20/66 ( 58 lettere ETDRS ) a 20/83 ( 53 lettere ETDRS ) a 12 mesi e 20/112 ( 489 lettere ETDRS ) a 24 mesi ( P=0.003 ).
L'80% e il 67.5% degli occhi ha perso meno di 3 linee a 12 e 24 mesi, rispettivamente.

Lo spessore maculare centrale medio è passato da 545 micron a 428 micron a 12 mesi e 426 micron a 24 mesi.
L'area di lesione media è cambiata da 6826 micron2 a 6312 micron2 a 12 mesi e 6010 micron2 a 24 mesi.

In conclusione, il trattamento del distacco del epitelio pigmento associato a neovascolarizzazione coroideale subfoveale occulta con iniezione intravitreale di Ranibizumab, dopo una fase di carico mensile di 3 mesi e terapia quando necessaria, può portare a risultati parziali nell’arco di 24 mesi.
Sono necessarie ulteriori indagini per stabilire il migliore approccio terapeutico per questa patologia. ( Xagena2013 )

Parodi MB et al, Am J Ophthalmol 2013; 155: 103-108

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